Non si tratta tanto di chi ha e chi non ha, ma di chi ha fatto e chi non ha fatto. Il treno dell'AI sta partendo dalla stazione e il 98% anche del mondo sviluppato, che ha trascorso gli ultimi 50 anni a giocherellare con la redistribuzione della ricchezza altrui, ora vuole riscrivere i fondamenti dei diritti di proprietà privata. Secondo loro, l'AI non appartiene ai team che hanno trascorso tutta la vita a inventare qualcosa di nuovo, ma appartiene a tutti in modo equo sulla base di una razionalizzazione molto ad hoc. Potresti anche dire che l'alluminio nella flotta di United non appartiene a United, ma appartiene agli australiani perché è stato estratto da lì. Non c'è limite alla spudorata auto-giustificazione di questi sfacciati tentativi di appropriarsi del frutto del lavoro altrui, indifferenti al folle rischio morale creato dall'uso del potere dello stato per rompere per sempre gli incentivi alla generazione di ricchezza. Che ne dici: se vuoi la ricchezza dell'AI, costruisci prodotti AI che le persone amano.